Lo “sfratto” di San Leucio: un nuovo schiaffo all’identità, al lavoro e alla cultura

Dal sito dell’Antico Opificio Serico di San Leucio:

Il 25 marzo del 1776 Ferdinando IV di Borbone, Re delle Due Sicile, fonda la Real Colonia della Seta di San Leucio, a pochi chilometri dalla Reggia di Caserta, con l’intento di eguagliare e superare la bellezza dei tessuti di seta prodotti a Lione.

Chiamati a lavorarvi i migliori maestri tessitori francesi ed italiani del tempo, Ferdinando IV li organizza in una comunità con uno statuto a carattere sociale ed egualitario di grande modernità per l’epoca.

Oltre all’assegnazione di una casa, dotata fin dall’inizio di acqua corrente e servizi igienici, era garantita la formazione gratuita, con la creazione della prima scuola dell’obbligo d’Italia femminile e maschile, una cassa comune “di carità” e l’assistenza agli anziani e agli infermi.

In breve tempo i prodotti della Real Colonia della Seta, lampassi taffetà, damaschi, liseré e tutti i tessuti allora di gran moda guadagnano la stima di tutta la nobiltà europea diventando la nuova pietra di paragone della tessitura serica europea.

Alla fine del XIX secolo, mettendo a frutto l’esperienza lavorativa maturata nella seteria ex-borbonica, la famiglia De Negri fonda l’Antico Opificio Serico che, attraverso il genio artigiano ed imprenditoriale dei suoi discendenti, è giunto alle soglie del nuovo millennio.

Probabilmente l’opificio non andrà oltre. Il 3 Marzo il sito chiuderà, a seguito di un provveditmento di sfratto esecutivo del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. L’immobile in liquidazione, è stato acquistato da un imprenditore del ramo edile.

La politica fondamentalmente se ne frega, l’unico che ha lanciato un appello via social è l’ex Ministro Bray (quello che acquistò la Reggia di Carditello sottraendola alla disponibilità della camorra), lanciando l’hashtag #laculturachevince:

Il 3 marzo, per via di un’ordinanza di sfratto esecutivo, finirà la storia dell’Antico Opificio Serico di San Leucio, l’ultima seteria ancora attiva della Real Colonia della Seta fondata dai Borbone nel XVIII secolo. Non soltanto 15 famiglie perderanno il loro lavoro, ma la Campania e l’intero Paese perderanno l’ultima testimonianza di una realtà culturale e sociale irripetibile, una pietra miliare della storia dell’artigianato italiano.

Sono già tantissime le testimonianze e gli appelli che circolano in queste ore, sul web e sui giornali, e che invocano che l’AOS di San Leucio non chiuda. Sono convinto che chi ha la responsabilità di quel territorio e dei beni culturali non possa non ascoltare la voce di chi domanda che l’eccellenza italiana sia tutelata e tramandata ai nostri figli .

 

Se dovesse chiudere sarebbe l’ennesimo schiaffo alla cultura e alla storia non solo della Campania ma del Mediterraneo e ad una Terra che da, Terra di Lavoro, e Campania Felix, viene identificata solo per i roghi tossici e la monnezza che miete morti.