PENDOLARIA 2018: al Sud meno treni, sempre più cari e più vecchi

Un treno lucano nuovo di zecca

Impietoso il quadro che ogni anno offre il dossier di Legambiente sullo stato delle Ferrovie in Italia.

Un quadro che certifica una distanza sempre più netta tra le diverse aree del paese. Tra il Nord ed il Sud.

E cosi mentre si continua a dibattere sull’utilità della Tav in Piemonte, e non intendo scendere nel merito della questione sulla sua utilità o meno, i pendolari meridionali vedono trasformare le strade ferrate delle proprie regioni in binari su cui far scivolare definitivamente i propri sogni di riscatto e di crescita. Non solo, come nel più classico degli scenari coloniali, le tariffe ferroviarie subiscono pure un rincaro. Cornuti e mazziati, come al solito, insomma.

Se si guarda dentro questi tagli si scopre che ci sono rilevanti differenze tra le regioni. In particolare i problemi riguardano il Sud, dove fra il 2010 e il 2018 il taglio ai servizi ferroviari è stato pari al 33,2% in Molise, al 15,9% in Calabria, al 15,1% in Campania, al 6,9% in Basilicata, al 5,6% in Sicilia. In diverse Regioni del centro-nord nel corso degli ultimi anni si è tornati ad aumentare i treni*km prodotti, ma anche qui rimangono numerosi problemi anche perché molte più persone prendono il treno. Primo fra tutti il fatto che per aumentare i servizi nelle aree urbane maggiormente frequentate dai pendolari sono stati effettuati tagli sulle altre linee, considerate periferiche. Ad esempio in Piemonte, dove si e’ tornati quasi ai livelli di servizio del 2010, ma sono state cancellate 14 linee usate dai pendolari lunghe 480 chilometri.

Allo stesso modo in Lombardia e Veneto mentre sono aumentati i collegamenti tra i centri urbani principali sono stati effettuati pesanti tagli agli altri territori, come nelle province di Cremona, Mantova e Rovigo. In Liguria i treni in circolazione sono ancora il 5,2% in meno rispetto al 2010, con un recupero nell’ ultimo biennio, ma in parallelo con un aumento record del costo dei biglietti del +49% (con altri aumenti già programmati a partire dal 2021).

Rilevanti i rincari in Campania, con un aumento del 48,4%, in Piemonte con +47,3%, mentre nel corso dell’ultimo anno si e’ assistito ad aumenti in Toscana, Veneto, Sicilia ed Umbria.

Ma al terrone, il treno raro e caro, deve avare anche un’altra caratteristica: deve essere vecchio ed obsoleto. Che volete che se ne faccia il buon selvaggio meridionale di un treno nuovo? E quindi che venga umiliato anche in questo:

Anche se il rapporto di Legambiente aggiunge che :

In altre realtà come Puglia, Campania, Sicilia e Sardegna si vedranno miglioramenti nei prossimi anni grazie agli investimenti programmati nei Contratti di Servizio con Trenitalia.

In fondo il terrone con la speranza riesce a sopravvivere. E, poi, francamente, è molto  più scenografica la partenza degli emigrati meridionali in autobus, con il contenitore delle mozzarelle di bufala e “la valigia di cartone (come la chiamava il leghista patano Bossi). Alla fine, non ci resta che piangere, ad un passaggio a livello.